Se 10 anni fa
qualcuno mi avesse detto che avrei avuto un marito ed un figlio, con buone
probabilità gli avrei riso in faccia; dopo, al solo pensiero, mi sarei fatta
venire l'orticaria! Se affermo questo, ovviamente, è perché sono sposata
ed ho un bimbo da 3 anni.
Felicemente? Si.
Senza difficoltà? No,
nella maniera più assoluta.
A pensarla a ritroso - o come si dice in
questi casi : "col senno del poi" la mia sembra una Storia semiseria
di una mamma....beh anche di una donna...o meglio di una me, anzi di tutte le
"me" che ho potuto sperimentare; una carrellata di esperienze in cui
ho fatto tutto o quasi tutto ciò a cui ho sempre detto: "io mai farò,
sarò, dirò questo, quell'altro...."bla bla e stronzate
simili! Nonostante il mio essere creatura informe o se preferite persona
eclettica è stato difficile ricostruirmi dopo la frantumazione del post-parto.
"Mens sana
in corpore sano" giusto? Beh è arrivata prima la mens...sul corpore ci sto
ancora lavorando. Si sente dire spesso che la maternità ti cambia e posso
affermare con risolutezza che non si tratta solo di "voci di
corridoio" come quelle che possono girare nel paesino e che - magari -
sono pure un po gonfiate. No. Questa "voce" è proprio vera,
tutta vera: la maternità ci cambia. Ma chi è che non cambia? Chi per un momento
o un periodo della propria vita non ha mai messo in atto una rivoluzione
personale, una mutazione radicale o pure graduale? La maternità ci
cambia, certo; ci cambia come una di quelle esperienze totalizzanti per cui
tutto ciò che era prima non sarà mai più la stessa cosa.
Paura vero? Ma
chi può pensare di rimanere sempre la stessa persona per tutta la vita?
Una volta
appurato sulla mia pelle - e su quella del mio paziente marito - che le cose
posso sfuggire al mio contollo e alla mia comprensione ho finalmente assaporato
il piacere della maternità e della mia ritrovata femminilità. Non sono stata
esente da crisi isteriche e paranoie e, per non farmi mancare niente, anche il
mio matrimonio stava per andare irrimediabilmente alla deriva. Tutto,
proprio tutto il mio mondo si stava ricreando dopo il parto ed io, come
un'araba fenice, un pò sovrappeso risorgevo dalle mie stesse ceneri: mi ero
data fuoco e non per annientare tutto ciò che ero, ma per non dimenticare nulla
di me; perché quel salto nel vuoto che è la maternità non mi lasciasse solo in
compagnia della madre, ma della donna, della moglie, dell'amica....
Con un bambino
che si fida incondizionatamente di me ho voluto recuperare in me tutta la
coscienza del mio essere donna accettando quelle sfumature che il mondo -
governato dagli uomini e da una visone maschile - ha sempre classificato in
accezione negativa.
Mi barcameno tra
un "salto" al lavoro un sushi con le amiche e cammino scrivendo post
per il blog; gioco a nascondino mentre faccio spesa e quando esco con
"lui, il mio piccolo lui" si quadruplicano i tempi di spostamento;
non sempre è tutto divertente o “spassoso”, eppure vivo in una città che - per
quanto io possa amare - non è affatto accogliente per famiglie “sole”.
Esatto:
io e mio marito! Siamo solo in due e tutto il resto delle nostre famiglie ad
almeno 300 km di distanza da noi; questo significa che spesa, attese alla
posta, mercatini vari, una cena con amici, un aperitivo fuori ecc Samuele li
vive con noi e questo nel bene o nel male. E che fare? Di certo non posso
sempre imporgli i miei tempi o non posso uscire solo pensando a lui, e così
ogni uscita diventa un’avventura e una scoperta continua oltre che un tempo
infinito per fare la metà delle cose: mentre si aspetta al banco del pesce
giochiamo a calpestarci i piedi, o camminando per la città le cabine per
fare le foto si trasformano in piccole casette, e l’attesa dell’autobus e il
percorso nei mezzi è il momento più alto di public-relations.
Mettendo da parte
la scaletta delle priorità - che ad esser sincera non ho mai avuto - faccio
“spallucce” al tempo e semplicemente MI DIVERTO con mio figlio: ho bisogno di
sentire che il tempo che trascrro con lui è qualitativamente intenso anche
perchè - forse egoisticamente - ho anche la necessità di prendere le distanze
da tutto questo e allora, vesto i panni della blogger a caccia di occasioni tra
i mercatini romani, o mi spoglio dei miei abiti per un hammam con le amiche o
semplicemente mi prendo un weekend tutto per me lasciando i miei uomini in giro
per il mondo. Non so come riusciamo a combinare tutto, eppure io e mio marito,
fra scontri feroci, conflitti, grossi rancori o peggio distacchi lunghissimi,
in qualche modo abbiamo tenuto duro per non fossilizzarci in ruoli chiusi, per
lasciare libero lo spazio individuale di ciascuno di noi - compreso quello di
Samuele - e continuare a fare tutto ciò che ci ha sempre fatto stare bene
non vivendo Samuele come un’impedimento, ma come un’amore con cui
condividere le nostre passioni: noi entriamo nel suo mondo e lui nel nostro.
Anche se con
molto meno sesso, molto meno tempo libero, prendendomi cura di me riesco a
dedicarmi anche meglio a lui: il piccolo Samuele! Non mi perdo nulla delle sue
trasformazioni e cerco, mio malgrado, di tenere il passo, di non rimanere
troppo indietro; prima o poi, comunque, si formerà una distanza che non dovrá
essere colmata perchè si chiama "distacco generazionale" ed è ciò che
lo allontanerá dal mio mondo per consegnarlo al futuro.
Dedicato a Carla Goldoni
questo post nasce grazie a lei.
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